Pare non soffrire battute d’arresto la corsa dei Giapponesi ai robot umanoidi. Per il Giappone gli androidi non rappresentano una velleità tecnologica, bensàì un elemento considerato indispensabile per un corretto sviluppo della società prossima ventura. Ossia per quando, secondo le stime degli statisti del Sol Levante, in capo a 20 o 30 anni il paese si ritroverà con milioni di anziani, alle cui necessità di vita qualcuno dovrà fare fronte. Le macchine appunto.
Tralasciando le motivazioni di una simile scelta (i badanti artificiali al posto dei lavoratori in carne ed ossa), diamo invece un’occhiata all’ultima frontiera robotecnologica raggiunta. Il suo nome è Enon (acronimo di “Exciting Nova On Network”) ed è stato sviluppato nei laboratori della Fujitsu insieme alla Fujitsu Frontech Limited. L’aspetto non è ancora quello di un replicante alla Blade Runner, però un tale design ha dalla sua un ridotto impatto a livello emozionale.
Insomma, l’utilizzazione di certe forme, ancorchà© non volute ma, anzi, considerate solo transitorie dagli ingegneri robotici, aiutano a ricordarci che siamo pur sempre in presenza di una macchina e a lasciare confinato ad un ambito di utilità il nostro legame con l’oggetto.
Il robot Enon, in vendita in numero limitato e nel solo Giappone già da qualche giorno, è in grado di fornire vocalmente informazioni, accompagnare e guidare le persone, trasportare oggetti e fungere anche da vigilante dell’appartamento grazie ad una serie di sensori.
In tutto è alto 130 cm e pesa approssimativamente 50 chili. Ha inoltre una capacità interna di stoccaggio di circa 10 kg. Quanto al prezzo, è di circa 43.000 euro e lo recapitano sulla soglia di casa.
Fonte: Repubblica.it