Gli effetti tragici delle intossicazioni acute da metalli si sono viste in più occasioni. Nel villaggio di Minamata, in Giappone, negli anni 50 il mercurio assunto con il pesce inquinato causò alcune migliaia di vittime. Più recente è il problema degli effetti sulla salute umana dell’accumulo nel tempo di quantità anche piccolissime di metalli. Negli anni 70 ricercatori canadesi avanzarono il sospetto che il morbo di Alzheimer potesse essere il risultato dell’accumulo nel cervello di alluminio. Dopo più di 30 anni non esiste ancora alcuna evidenza definitiva di questa tesi, anche se non è mai stata del tutto accantonata.
Nel frattempo si è fatta strada l’ipotesi che altri metalli possano causare una malattia simile al morbo di Parkinson, come per esempio il manganese. «Anche se non l’unico nà© il principale, i metalli potrebbero essere un importante fattore di rischio legato alla degenerazione dei neuroni» dice Paolo Zatta, direttore dell’Unità sulle metalloproteine dell’Istituto per le tecnologie biomediche del Cnr di Padova. Negli ultimi anni, poi, sono emerse le prime evidenze che l’esposizione a dosi molto basse di metalli, inferiori a quelle ritenute tossiche, sia un fattore nello sviluppo di varie malattie croniche comuni.
Il piombo, che tende ad accumularsi nelle ossa, è secondo diversi studi legato al rischio di anemia e ipertensione. La letteratura scientifica indica che, anche a dosi basse, provoca nei bambini sotto i 5 anni ritardi nello sviluppo cognitivo. Una delle questioni dibattute è quella dei rischi per il feto: durante la gravidanza il piombo accumulato nelle ossa della madre può rientrare in circolo nel sangue. Un bambino potrebbe essere a rischio di avvelenamento da piombo anche senza esservi mai stato esposto dopo la nascita.
Un recente studio di ricercatori dell’Università di Harvard ha legato la presenza di alti livelli di piombo nelle ossa a un rischio più che doppio di sviluppare la cataratta, malattia dell’occhio comune tra gli anziani.
L’arsenico si accumula nel fegato, nel pancreas, nei reni e nei polmoni. Alla lunga è un importante fattore di rischio per lo sviluppo di alcuni tipi di cancro, soprattutto di pelle, fegato, polmoni e vescica. Per fortuna i pesci e i molluschi che lo assorbono tendono a trasformarlo in derivati meno tossici.
Il cadmio è molto dannoso per i rei, forse anche a livelli più bassi di quanto si pensava.
Lo studio dell’esposizione ai microinquinanti alimentari è un campo di ricerca giovane con un unico punto fermo: una dose minima non tossica di piombo, mercurio, arsenico o cadmio, semmai esiste, è di gran lunga minore di quanto si ritenesse un tempo.
Fonte: Panorama