La riforma del sistema pensionistico italiano va bene, ma il ritmo scelto è un po’ troppo lento per garantire che non ci saranno problemi in futuro. A osservarlo sono Monika Queisser e Edward Whitehouse, i due analisti dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) autori dello studio comparativo sulle pensioni dei dipendenti del settore privato nei paesi industrializzati pubblicato oggi dall’Ocse.
“In sà© la riforma è stata una buona cosa”, ha dichiarato ad Apcom Monika Queisser, “ma i tempi lunghi scelti per l’entrata a regime e l’elevato spettro di applicazione delle prestazioni – specie per quanto riguarda i lavoratori più giovani – lasciano qualche dubbio sulla capacità del sistema a reggere sul lungo periodo”, ha aggiunto Edward Whitehouse. Secondo l’economista infatti l’evoluzione delle pensioni prevista dal governo italiano si fonda su una crescita degli stipendi del 2% l’anno nei prossimi decenni, mentre la crescita del Pil dell’Italia negli ultimi anni è stata piuttosto dell’1,6%: “questo potrebbe rendere estremamente costoso sul lungo periodo il sistema delle pensioni per i lavoratori, chà© già devono versare una parte importante dei contributi”, ha precisato Whitehouse.
“Un altro problema”, ha aggiunto Whitehouse, “è dato dall’età degli aventi diritto: il sistema assicura la stessa copertura ai lavoratori più anziani e a quelli più giovani e, di fatto e finchà© la riforma non sarà a regime, consente di andare in pensione a un’età ancora troppo bassa”.
Fonte: Virgilio – Economia