Per la prima volta in Italia in un ampio sondaggio è stato chiesto a duecento primari di Oncologia medica di fotografare l’emergenza anziani: un pianeta sconosciuto che rappresenta la stragrande maggioranza dei pazienti oncologici.
E, a sorpresa, ha scoperto che non sempre agli over 65, anche nel nostro Paese, è garantito il diritto alla parità di cura rispetto agli adulti: la maggior parte dei primari ritiene opportuno dedicare cura e attenzioni maggiori ai pazienti non più giovanissimi, rispetto a quelle riservate agli adulti. Non solo: oltre a lanciare l’allarme discriminazione, gli oncologi italiani lamentano la mancanza di studi clinici ad hoc e di linee guida per curare questo tipo di malati cui non si possono applicare automaticamente i protocolli messi a punto per i pazienti adulti, per lo più in buone condizioni fisiche e privi di patologie correlate. Emerge, dunque, una consapevolezza più profonda della particolarità del paziente anziano. E quella di anziani e tumori è un’associazione frequente quanto allarmante. Nel nostro Paese un cittadino su cinque ha già raggiunto un’età superiore ai 65 anni e tra appena vent’anni ben un quarto della popolazione apparterrà alla terza età . Ed è proprio tra queste persone che viene registrato il maggior numero di tumori: attualmente quasi due terzi (63,7%) dei circa 270.000-300.000 casi di neoplasie solide (mammella, prostata, polmone e colon) e dei tumori emolinfopoietici diagnosticati ogni anno riguardano gli over 65, che corrono un rischio 40 volte maggiore di sviluppare un tumore rispetto alle persone di 20-44 anni di età , e circa quattro volte superiore rispetto alle persone di 45-64 anni. Il sistema sanitario deve quindi sempre più fare i conti con l’emergenza anziani, che rappresentano la quota di pazienti più rilevante nella pratica clinica oncologica.
Eppure non sempre ricevono cure adeguate alla loro condizione. E a dirlo sono proprio gli specialisti che ogni giorno se ne occupano in prima persona: i duecento primari oncologi interpellati nell’ambito dell’indagine «Un paziente particolare. Il punto di vista dei primari di Oncologia Medica sull’emergenza anziani», promossa da Siog (Società internazionale di Oncologia geriatrica) e da Aiote(Associazione italiana per l’Oncologia della terza età ), con il contributo di Novartis, che è stata presentata nei giorni scorsi a Roma, in un convegno che si è svolto nella Sala Colonne della Camera dei Deputati. La ricerca sui primari oncologi – la più grande mai realizzata su questi specialisti – rappresenta il secondo capitolo di un progetto avviato dalla Siog e condotto dall’Istituto di ricerca Ermeneia, presieduto da Nadio Delai, nel 2003 con un’indagine sulla consapevolezza della popolazione sulla condizione del paziente oncologico anziano. La grande maggioranza dei primari oncologi italiani (61,7%) ritiene che, all’interno delle strutture di assistenza e non solo, gli over 65 corrano il rischio di non ricevere cure adeguate a causa della loro stessa età . E a volte questo fenomeno può assumere le forme di una vera e propria discriminazione. Quando, invece, la quasi totalità dei medici (87,4%) ritiene che «agli anziani deve essere dedicata più cura ed attenzione rispetto ad un paziente adulto». Da questa indagine emerge perciò la nuova sensibilità dei primari oncologi verso la condizione del paziente anziano.
Fonte: Giornale di Brescia