Saturday, November 23, 2024

Dal 1997, quando il decreto ministeriale n 136 individuò la figura del Terapista Occupazionale e ne descrisse il profilo, questi nuovi professionisti prestano il loro servizio in strutture socio-sanitarie pubbliche o private, in ospedali, centri diurni, ambulatori riabilitativi, case di cura o istituzioni per malattie croniche, nelle residenze sanitarie assistenziali, a domicilio, nelle scuole, nelle prigioni ed in tutte le strutture che si occupano di prevenzione.

Ma chi sono? “II terapista occupazionale”, spiega Maru Marquez, Training and Product Specialist dell’area ausili e riabilitazione presso la Rizzoli Ortopedia Spa, “è l’operatore sanitario, in possesso del diploma universitario abilitante, che opera nell’ambito della prevenzione, cura e riabilitazione dei soggetti affetti da malattie e disordini psico-fisici sia con disabilità  temporanee che permanenti utilizzando attività  espressive, manuali rappresentative e ludiche, della vita quotidiana”.

Poichà© tale figura professionale è spesso collocata all’interno di una equipe multidisciplinare, prosegue la Marquez, “il terapista occupazionale collabora con gli altri professionisti e, quindi, con quanti facciano parte del progetto riabilitativo: medici, psicologi, assistenti sociali, terapisti di altre specificità , infermieri, educatori, operatori addetti all’assistenza, animatori, insegnanti, familiari, volontari, ecc.”. In linea generale, quindi, assiste nelle diagnosi, mira ad aiutare la persona deficitaria a mantenere il massimo benessere possibile; a prevenire l’aggravamento di un disturbo cronico; a promuovere o ripristinare le funzioni bio-psico-sociali; ad accelerare la convalescenza; a ripristinare la capacità  lavorativa; a promuovere l’adattamento e l’integrazione sociale; a verificare la stabilità  della guarigione”.
L’apporto di questo professionista, che opera sia su soggetti in età  evolutiva che in quella adulta, è fondamentale nel trattamento delle più svariate patologie cosàì come nel trattamento dei ritardi evolutivi o anche a situazioni di disagio sociale, tossicodipendenza, alcolismo, ecc.

Ma come si diventa terapista occupazionale? “Gli ordinamenti didattici universitari prevedono un corso di studio e attività  pratiche di tre anni, incluso un tirocinio seguito da formazione post-base, finalizzata all’acquisizione ed all’approfondimento di specifici settori professionali”.
L’Associazione Italiana dei Terapisti Occupazionali (A.I.T.O.), costituita a Roma nel ’77 e dal ’78 membro associato della Federazione Mondiale dei Terapisti Occupazionali (W.F.O.T.), ha aperto un sito, www.aito.it, consultando il quale è possibile accedere ad informazioni più dettagliate.

Fonte: Repubblica – Salute