La sindrome metabolica (MetS) e’ caratterizzata da un alto tasso glicemico, da valori moderati di ipertensione, da una bassa percentuale di colesterolo ‘buono’ (Hdl) e da obesita’. E secondo quanto riporta uno studio del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) presentato oggi a Roma, la MetS aumanta di ben 10 volte il rischio di sviluppare diabete anche in tarda eta’ e triplica il rischio di morte per cause cardiovascolari nella popolazione anziana maschile.
L’Italian Longitudinal Study on Aging e’ stato condotto da Stefania Maggi, ricercatrice dell’Istituto di neuroscienze del Cnr di Padova (Sezione Invecchiamento), e presentato oggi nel corso della terza conferenza della Societa’ Italiana per la prevenzione cardiovascolare. Dalla ricerca emerge che a essere colpito dalla sindrome metabolica e’ il 31% degli uomini e il 59% delle donne, nell’eta’ compresa tra i 65 e gli 84 anni. Il dato si basa su un campione di 5.632 individui seguiti per 4 anni in 8 Comuni italiani.
Nei diabetici la MetS colpisce ancora di piu’: il 65% degli uomini e il 59% delle donne. Queste ultime sono percentualmente piu’ colpite da obesita’ viscerale (72% contro 29,5% degli uomini) e hanno valori piu’ bassi di colesterolo ‘buono’ (56,5% contro 22,8%). Tuttavia la MetS triplica la mortalita’ per malattia cardiovascolare solo negli uomini (l’aumenta esattamente di 3,35 volte). ”La spiegazione potrebbe consistere nel fatto che gli effetti della MetS si vedono piu’ negli uomini perche’ uniti ad altri fattori di rischio – spiega la Maggi – come il fumo, che in questa fascia d’eta’ e’ prevalente negli uomini”.
Ma lo studio ha messo in luce soprattutto che la sindrome metabolica in 4 anni aumenta, in entrambi i sessi, di ben 10 volte il rischio di sviluppare diabete di tipo II in eta’ matura. Le combinazioni piu’ frequenti in uomini non diabetici sono obesita’ addominale, trigliceridi elevati e ipertensione, presenti nel 21% degli individui, mentre in uomini diabetici la stessa combinazione, piu’ l’iperglicemia, e’ presente nel 18% dei casi. Fra le donne non diabetiche la combinazione piu’ frequente e’ obesita’ addominale, colesterolo Hdl basso e ipertensione, condizione presente nel 32%, mentre fra le donne diabetiche la combinazione piu’ frequente e’ quella che comprende tutte cinque le componenti, presente nel 36%.
”L’alta prevalenza di sindrome metabolica nella popolazione anziana italiana – sottolinea la ricercatrice padovana – rappresenta un problema socio-sanitario che merita grande attenzione”. Soprattutto in considerazione del fatto che, se oggi colpisce un numero elevato di anziani, lo stile di vita dei piu’ giovani non fa prevedere una’inversione di tendenza negli anni futuri. Al contrario diabete e obesita’ saranno i killer piu’ spietati dei prossimi decenni. ”Infatti anche in Italia gia’ nei bambini si riscontrano frequentemente diabete di tipo II e obesita’, legati a scelte alimentari sbagliate e sedentarieta’, una malattia che prima si sviluppava solo dopo i 40 anni. Da qui – conclude la Maggi – la necessita’ di individuare e trattare questa malattia per il rischio di disabilita’ da malattie invalidanti come quelle cardiovascolari, e prevenire la perdita di autosufficienza nell’anziano, permettendo un risparmio anche in termini di spesa sanitaria pubblica e un miglioramento della qualita’ di vita della popolazione”.
La sindrome metabolica fu descritta per la prima volta nel 1965 da Gaetano Crepaldi, responsabile della Sezione Invecchiamento del Cnr a Padova, che ha anche diretto questa ricerca.
Fonte: YahooNotizie