La popolazione europea sta diventando più vecchia. Questo fenomeno, conosciuto come “invecchiamento demografico”, interessa la società nel suo insieme e ha ripercussioni su tutte le generazioni. Il libro verde della Commissione lancia un dibattito pubblico per affrontare il cambiamento della struttura della popolazione dell’Europa e per sollevare la consapevolezza sulle relative implicazioni.
Alla base dell’invecchiamento demografico esistono tre fattori di grande importanza: calo della fertilità , aumento della speranza di vita e invecchiamento della generazione del baby-boom. La dimensione, la natura e le conseguenze di questo processo demografico interesseranno i modelli del consumo, il commercio, la vita familiare e quella pubblica.
Si stima che la popolazione totale dell’Ue aumenterà molto poco per i prossimi 20 anni e poi inizierà a diminuire. Gli europei passeranno da 458 milioni nel 2005 a 469,5 milioni nel 2025 (+ 2%), per poi diminuire nuovamente a 468,7 milioni nel 2030. In direzione opposta andranno invece gli Stati Uniti, che aumenteranno del 25,6% fra il 2000 e il 2025.
Il processo di allargamento ha evidenziato i contrasti demografici dell’Ue25. Le previsioni per Bulgaria e Romania mostrano uno sviluppo negativo cosàì come quelle sulla Croazia. Tuttavia, la popolazione della Turchia aumenterà del 25% entro il 2030. Dei sei Stati membri più popolosi dell’Ue, solo Regno Unito e Francia assisteranno ad un aumento della popolazione fra il 2005 e il 2050. In molti paesi europei, il tasso di natalità , destinato a calare per i prossimi 30 anni, sarà compensato dai flussi migratori.
Il tasso di fertilità dell’Ue è sceso nel 2003 a 1,48 figli per donna. Dei dieci paesi nel mondo con tassi di natalità più bassi, tre sono Stati membri dell’Ue: Repubblica ceca (1,17), Slovacchia (1,2) e Slovenia (1,22), oltre alla Bulgaria, paese candidato (1,24). L’Italia, la Spagna, la Germania e la Polonia hanno un tasso di fertilità inferiore 1,3 figli per la donna, mentre il livello necessario per sostituire la popolazione sarebbe di circa 2,1.
Aumenta anche la speranza di vita: dal 1960 al 2002 si è prolungata di cinque anni per le donne e quasi quattro anni per gli uomini.
Il numero dei lavoratori più anziani (55-64 anni) crescerà di 24 milioni fra il 2005 e il 2030 e gli over-80 passeranno dagli attuali 18,8 milioni a 34,7 milioni nel 2030. Mentre la popolazione di età tra i 15 e i 64 anni scenderà del 6,8% fra il 2005 e il 2030.
L’indice di dipendenza demografica totale (rapporto tra popolazione in età con meno di 15 e più di 64 anni e popolazione fra i 15 e i 64) passerà dal 49% nel 2005 al 66% nel 2030.
La prosperità dell’Europa e gli standard di vita sono minacciati dall’invecchiamento della popolazione. Non si è mai riscontrato nella storia dell’Europa un periodo di crescita economica senza una parallela crescita della popolazione che genera investimenti e consumo. Il tasso annuale di sviluppo potenziale del PIL europeo è destinato a scendere dall’attuale 2-2,25% all’1,5% nel 2015 fino all’1,25% nel 2040.
I cambiamenti demografici hanno conseguenze economiche e sociali per tutti i gruppi d’età : dalle nuove generazioni che dovranno occuparsi sempre di più degli anziani, alla difficoltà per i giovani di trovare un’occupazione, all’alto rischio di povertà .
Fonte: Commissione Europea – Rappresentanza in Italia