La lotta al tumore al seno sembra non essere un obiettivo di salute nelle regioni del Sud che – tranne che in poche isole felici, dove i risultati raggiungono l’eccellenza – continuano a trascurare le programmazione di screening. La proporzione di donne inserite in un programma di controlli al seno sul totale delle donne italiane fra i 50 anni e i 69 è passata dal 5% nel 1992 al 47,2% nel 2001, ma la diffusione di questi controlli, avverte il rapporto Osservasalute 2004, è troppo disomogenea: al nord il 47,7%, al centro il 58,2% e al sud solo il 5,9%.
Tuttavia proprio una regione del sud Italia, la Basilicata, ha vinto la palma per avere ridotto di più la mortalità per tumore della mammella, tanto da esser considerata un modello, e non solo sotto Roma. Tra le misure preventive per contrastare il tumore della mammella, ha spiegato il direttore del reparto di oncologia dell’ ospedale San Carlo di Potenza, Luigi Manzione, vi è un vasto mix di misure.
Fra queste la sensibilizzazione delle donne all’autopalpazione del seno, primo passo verso la diagnosi precoce, e le corrette abitudini alimentari tendenti ad evitare l’obesità , soprattutto nel periodo della menopausa. Ma il vero perno della lotta a questa neoplasia è la prevenzione secondaria: in genere una mammografia ogni due anni nella fascia di età 50-69 anni. E proprio in questo la Basilicata ha raggiunto l’eccellenza essendo tra le regioni del Sud che più di tutte si sono impegnate per attivare specifici, efficaci programmi di screening per il tumori della mammella che è la prima causa di morte per le donne nella fascia di età dai 35 ai 69 anni.
L’incidenza del cancro della mammella, ha spiegato Manzione, è in aumento negli USA, come in Europa, mentre la mortalità sembra avere un andamento pressochè costante. In Italia la situazione non è diversa, pur collocandosi il nostro Paese, in Europa, in pole position insieme alla Francia per quanto riguarda la sopravvivenza a 5 anni (82%).
«Le ragioni – ha aggiunto Manzione – sono da ricercare innanzitutto in una politica sanitaria regionale che da alcuni anni è molto attenta alla Prevenzione dei Tumori, attraverso la implementazione delle campagne di Screening dei Tumori del seno (oltre che di quelle della cervice e del colon-retto): in particolare lo screening mammografico per la diagnosi precoce del cancro del seno ha fatto riscontrare un alto livello di adesione della popolazione femminile lucana, che permesso la diagnosi di molte neoplasie in fase precoce».
Un altro aspetto sottolineato dall’oncologo è il miglioramento ed il potenziamento delle tecnologie diagnostiche radiologiche e citoistologiche (mammografi, anche mobili, mammotom, RNM, pool dei fattori prognostici, ecc). «Ma, ritengo – ha concluso – che l’elemento fondamentale sia da ricercare nelle fattiva e costante collaborazione tra le diverse figure professionali coinvolte: mammografista dedicato, senologo, anatomo-patologo, oncologo dedicato, radioterapista. D’altra parte è opinione comune che i risultati migliori si ottengono dal concorso interdisciplinare di diverse professionalità ».
Fonte: La Gazzetta del Mazzogiorno