L’incapacità di identificare il profumo dei limoni, dei lillà , della pelle e sette altri odori può predire quali pazienti con disturbi cognitivi leggeri o moderati svilupperanno il morbo di Alzheimer. Lo studio, presentato al convegno annuale dell’American College of Neuropsychopharmacology, mostra che un test di identificazione degli odori è un forte indicatore della possibilità di Alzheimer in questi pazienti, anche in confronto ai risultati nei test di memoria e alla riduzione del volume cerebrale negli scan di risonanza magnetica.
“Una diagnosi precoce del morbo di Alzheimer – spiega il neurologo D. P. Devanand della Columbia University di New York – è molto importante per offrire ai pazienti e alle loro famiglie i trattamenti migliori. Anche se attualmente non esiste cura per la malattia, una diagnosi anticipata può aiutare i pazienti e le famiglie a pianificare meglio le proprie vite”.
I risultati dei test di identificazione degli odori da parte di pazienti con il morbo di Alzheimer, di pazienti con disturbi cognitivi leggeri o moderati, e di soggetti anziani sani, sono stati analizzati per selezionare un set ottimale di fragranze che distinguono i partecipanti malati da quelli sani o da quelli con deficit cognitivi che però in seguito non hanno sviluppato l’Alzheimer. Devanand e colleghi hanno determinato 10 profumi (fragola, fumo, sapone, mentolo, garofano, ananas, gas naturale, lillà , limone e pelle) la cui incapacità di identificazione da parte dei pazienti fornisce il miglior indicatore possibile dell’insorgere del morbo.
Fonte: Le Scienze