Grazie alle voci di donne, incontrate in un istituto per anziani, il volume costruisce una prospettiva per fare anima-azione, cioè un lavoro di cura, anche là dove i confini tra memoria e oblio, tra malattia e salute, tra guarigione e cronicità , tra giorno e notte non sono più nitidi, chiari e lineari. In questo particolare tempo la possibilità di intrecciare storie tra giovani e vecchi diviene la trama di un’operatività che accompagna anche le famiglie negli spazi di un’istituzione. Narrare è l’espressione di un desiderio che è raccolto nella voce dell’altro e dell’altra, nelle presenze dei loro corpi, nei colori delle parole, nelle lunghe pause, nelle relazioni che si stabiliscono con loro e con il mondo.
Le storie di vita riconducono personaggi e luoghi a prendere parola in un copione in cui si nasconde o si mostra il modo di interpretare noi stessi ed il mondo. Cosa succede alle persone e alle loro storie quando i corpi e la memoria impediscono che la storia venga raccontata? Cosa succede quando il tempo della storia è sentito come un tempo ultimo? Quando la voce si ripete sempre uguale e chi ascolta si perde in un labirinto infinito di echi? Possiamo individuare nella pratica di lavoro con le storie di vita un modo di stare nella relazione con coloro che abitano un tempo della vita che i giovani e gli adulti non conoscono ancora.
Cima Rosanna, (a cura di), “Tempo di vecchiaia. Un percorso di anima e di cura tra storie di donne”, Franco Angeli, 2004, pp. 160, euro 15,00
Fonte: zephyro.it