Si vive più a lungo. Ma ma l’aspettativa di vita non è serena: c’è ansia e preoccupazione per i redditi e il potere d’acquisto in calo. E vivere di più ma peggio è il terrribile privilegio degli italiani nella fotografia dell’Annuario Statistico, indagine annuale dell’Istat. La ricerca è il risultato dei dati raccolti nell’anno precedente su diversi ambiti della vita sociale ed economica: ecco quello che emerge.
Vita più lunga – L’aspettativa di vita degli italiani è di 82,9 anni per le donne, di 77 per gli uomini. In Europa, è inferiore soltanto a quella degli svedesi (77,7 anni gli uomini) e degli spagnoli (83,1 per le donne). Di conseguenza cresce l’indice di vecchiaia (rapporto tra la popolazione ultrassentacinquenne e quella con meno di 15 anni) registra un ulteriore incremento, raggiungendo il 135,4% (era il 133,8% nel 2002).
Impoveriti – Le persone che valutano negativamente la propria situazione economica sono in netto aumento. Nel 2003 la percentuale di chi è poco o per nulla soddisfatto delle condizioni di vita è salita al 44,2%, contro il 40,4% dell’anno precedente ed il 33,1% del 2001. Si tratta, più che di un dato riferito alla busta paga in senso stretto, al cosiddetto «benessere percepito». Il dato, a sorpresa, è in crescita sopratutto nel Nord nel Centro del Paese. E la percezione è ancora più negativa se si passa dall’aspetto individuale a quello delle famiglie: i nuclei familiari che
nel 2003 hanno definito peggiorata la propria situazione economica sono saliti al 47,5%, contro il 40,4% del 2002 e il 20,3% appena del 2001. Aumenta la percentuale di famiglie che ritiene insufficiente la disponibilità di risorse economiche: dal 35,1% del 2002 al 39,9%.
Spese in crescita – L’Istat analizza anche uno dei versanti principali di questo malessere economico diffuso, ovvero l’aumento delle spese delle famiglie. La spesa familiare media mensile indicata dall’indagine è di 2.313 euro, 119 euro in più rispetto all’ anno precedente (+5,4%, al lordo di un tasso d’ inflazione corrispondente al 2,7%). Le sole spese per l’abitazione sono cresciute in un anno del 6,1%.
Beni durevoli – Per valutare il benessere raggiunto dalle famiglie italiane l’Istat ha calcolato anche il possesso di alcuni beni durevoli. Nel 2003 è cresciuta la percentuale di nuclei in possesso di un condizionatore, dal 13,1% del 2002 al 16,4%. Discorso analogo per i pc, posseduti dal 37,7% delle famiglie contro il 33,9% di due anni fa. Quanto al cellulare si è arrivati nel 2003 a una percentuale di possesso del 75,1% (71,3% l’ anno prima) al Nord, e ancora maggiore al centro (76,7%).
Più divorzi – I dati dell’Istat mostrano anche che gli italiani si sposano meno, con un «tasso di nuzialità » sceso dal 4,6 al 4,5% per un totale di quasi 260 mila matrimoni celebrati nel 2003, dei quali il 71,5% celebrati con rito religioso (era il 77% nel ’99). In aumento invece i divorzi e le separazioni rispettivamente 41.835, con un incremento del 4,5%, e 79.642 ovvero +4,9% tra 2001 e 2002.
Le difficoltà nei servizi – Persistono rispetto all’anno precedente forti difficoltà nell’accesso ad alcuni servizi: il 58% delle famiglie incontra difficoltà nel raggiungere un pronto soccorso e oltre il 40% una sede delle forze dell’ordine, mentre sono aumentati i tempi di attesa negli uffici postali e nelle Asl, dove il 41% degli utenti è stato in coda per oltre 20 minuti. E’ rallentata la crescita dell’occupazione anche se, per l’ottavo anno consecutivo, il numero degli occupati è risultato ancora in aumento, con un incremento di 225.000 unità pari all’1%. L’incremento ha interessato tutti i settori produttivi con l’eccezione dell’agricoltura.
Fonte: Corriere della sera