Questa volta Matusalemme avrà un concorrente. Anzi, milioni di concorrenti. Se le previsioni del mondo scientifico si avverassero, in un futuro non troppo lontano, il nostro soggiorno sulla Terra potrebbe rivelarsi più lungo del previsto. Più che di un passaggio si dovrebbe parlare di in vero insediamento a oltranza: centinaia di anni come minimo, se non millenni di vita. Sarebbe inimmaginabile persino per i più audaci scrittori di fantascienza. Eppure a fare questa straordinaria stima non è un simpatico burlone ma uno dei massimi esperti del Regno Unito in fatto di longevità , il bio-gerontologo Aubrey de Grey, dell’università di Cambridge.
L’immortalità a portata di mano, o quasi. E come se non bastasse, il tema ha dato origine a un congresso, il primo del genere. Trecentocinquanta delegati provenienti da venti paesi del mondo si sono riuniti recentemente a Kensington nel centro di Londra per la prima conferenza internazionale contro l’invecchiamento. Tra i partecipanti del simposio, una figura di spicco di questo pionieristico quanto controverso settore della medicina: l’americano Robert Goldman, presidente dell’Accademia americana anti-invecchiamento.
«In futuro – ha dichiarato l’esperto americano – l’ingegneria genetica, la clonazione e la miniaturizzazione dei farmaci, la pelle sintetica e persino l’intelligenza artificiale faranno parte degli strumenti per combattere gli effetti dell’età e ampliare durata e qualità della vita ben oltre i limiti attuali. La medicina anti-invecchiamento non è una pillola magica, una pozione o un rimedio di breve termine, ma rappresenta un approccio scientifico dettagliato». Tra i partecipanti del congresso numerosi i membri della classe medica, soprattutto interessati alle cose che si possono fare già adesso sulla questione. Di tutt’altra natura le ambizioni di de Grey che vuole lanciarsi in progetti ben più ambiziosi anche se non fattibili allo stato attuale delle conoscenze tecnico-scientifiche.
A dare maggior voce al coro dei pragmatici c’è il dottor Keith Grimaldi della società di ricerche mediche inglese Sciona. Grimaldi ha infatti elaborato Nutrigenomic, una dieta che potrebbe aiutare molti a vivere più a lungo. Preparato in base allo studio del Dna dell’individuo, Grimaldi l’ha sperimentata su se stesso. Analizzando il proprio Dna il medico ha scoperto di aver ereditato da un alto rischio di infarto, ictus e trombosi venosa profonda. Per ridurne i rischi deve alimentarsi con una dieta ricca di acido folico, vitamine B6 e B12, come fegato spinaci e cereali.
Fonte: Libero.it