Negli ultimi tre anni e mezzo, gli scienziati svedesi dell’Istituto Karolinska di Stoccolma hanno sperimentato la loro teoria secondo la quale le mutazioni del mitocondrio – responsabile della trasformazione dei nutrienti in energia per le cellule degli organismi – sono direttamente collegate a molte delle malattie associate al processo di invecchiamento. La ricerca sul collegamento tra le mutazioni del mitocondrio e le malattie legate all’invecchiamento risale agli anni ’50. Finora però si credeva che queste mutazioni fossero una conseguenza dell’invecchiamento e non una delle maggiori cause, come è stato dimostrato dai ricercatori svedesi.
Gli studiosi del Karolinska dichiarano di non stare cercando l’elisir di eterna giovinezza, ma intendono individuare con precisione il meccanismo che lega le diverse mutazioni del mitocondrio alle malattie, al fine di migliorare le terapie. Quanto agli esperimenti, Trifunovic e colleghi hanno verificato che i topi con geni modificati al fine di aumentare da 3 a 5 volte il numero delle mutazioni del mitocondrio invecchiano tre volte più rapidamente dei loro compagni non modificati: iniziano a perdere il pelo, a soffrire di osteoporosi, di perdita di peso, di problemi cardiaci e, in definitiva, vivono solo un terzo della vita rispetto ai topi normali. Ma c’è di più. Agendo come convertitore di energia delle cellule, il mitocondrio produce ossidanti (radicali liberi) che possono danneggiare le cellule stesse e il loro Dna. Inoltre, proprio a causa di questa prossimità alle tossine, il mitocondrio è particolarmente soggetto a subire danni nel tempo che ne compromettono la funzione.
Fonte: Repubblica Salute