Ecco perchè alcuni medici hanno deciso di costituire la Società italiana di cardiologia geriatrica (Sicge), presentata nei giorni scorsi a Milano.
Come ha spiegato Niccolò Marchionni, presidente Sicge, molti cardiologi sono rimasti ancorati ad una concezione della medicina per cui gli anziani è meglio non operarli se hanno un disturbo cardiaco. Molte persone over65 sono vittima di ‘ageismò, cioè un atteggiamento discriminatorio da parte di medici, familiari e i pazienti stessi, che finisce per limitarne l’accesso a cure e terapie.
I dati parlano chiaro, ogni anno in Italia 150mila anziani hanno un infarto, 6 milioni soffrono di malattie cardiovascolari, ma più del 50% non riceve terapie adeguate. «Sappiamo – continua Marchionni – che dopo un infarto, l’aderenza alla terapia di almeno l’80% potrebbe prevenire ogni anno la morte di circa 200 anziani tra i 65 e 74 anni e di ben 2.700 over75, risparmiando così 15 milioni di euro in ricoveri».