“In occasione del santo Natale parte del vostro pacco dono è stato destinato al Fondo famiglia lavoro. Vi ringrazio per aver sostenuto con questa iniziativa i lavoratori colpiti dalla crisi”. Firmato Dionigi Tettamanzi. È il “biglietto solidale” che qualche dipendente potrebbe ricevere quest’anno al posto del classico panettone e spumante.
Doveva concludersi proprio questo Natale, l’iniziativa che il cardinale lanciò due anni fa per fronteggiare una crisi che stava iniziando a mordere. Eppure Tettamanzi ha deciso di andare avanti perché l’emergenza non è ancora finita. Anche così. Con un appello alle aziende affinché destinino l’equivalente dei doni natalizi al Fondo anticrisi della diocesi. Perché quei 9 milioni raccolti in due anni e serviti per sostenere 4.500 famiglie in difficoltà non sono bastati. Non per tutti i disoccupati e cassaintegrati che continuano a bussare alle porte delle parrocchie.
Un’emergenza che sembra non avere fine. Ma gli enti locali, in molti casi, non sembrano aver seguito l’onda del bisogno mettendo in campo strumenti realmente straordinari. E soprattutto tempestivi. A cominciare dal Comune e dalla Fondazione Welfare che, dopo tre anni, non ha ancora distribuito un euro. Perché nel calderone delle misure “anticrisi”, spesso, rientrano le normali politiche sociali o quelle di sostegno alle imprese.
LA CASSAINTEGRAZIONE
Roberto Formigoni ha spesso promesso: “Nessuno in Lombardia verrà lasciato solo di fronte alla crisi”. La Regione ha a disposizione, frutto di un’intesa con il governo, una cifra complessiva di 1,5 miliardi di euro per gli ammortizzatori sociali in deroga per il 2009-2010. Soldi che, in modo innovativo, vengono destinati anche ai lavoratori atipici. Una novità che per la prima volta è stata introdotta e che viene apprezzata. Un’altra innovazione recente: per tutto il 2010 i cassaintegrati non pagheranno il ticket. Ma per Luca Gaffuri, “la cassa in deroga è l’unico strumento straordinario della Regione che sta funzionando”. Per il resto, il capogruppo del Pd al Pirellone non crede si siano spese misure realmente efficaci nell’emergenza. “Alla fine – dice – sono state la Chiesa e le associazioni di volontariato a rispondere al bisogno. Senza contare che anche quello che è stato assicurato quest’anno dalla giunta, con i tagli della manovra del governo è messo in discussione per il 2011″.
LE FAMIGLIE
La cifra fornita da Palazzo Marino è 375 milioni di euro. Tanto il Comune sostiene di aver stanziato per le misure anticrisi per le famiglie. Nel totale, però, finisce tutto: dai contributi per l’assistenza anziani ai buoni taxi dalle “scuole d’infanzia gratuite”, agli aiuti alle 3.406 famiglie in difficoltà (+61% dal 2007) che si sono rivolte ai servizi sociali o i bonus bebè che hanno permesso a 520 mamme di stare a casa con il proprio bambino per un anno. “Normali” politiche di welfare. Ha puntato sulla famiglia anche il Pirellone con il “buono famiglia”. Nel 2009, 20 milioni di euro (1.500 euro distribuiti a 16.424 persone) per i nuclei numerosi; altri 17 milioni quest’anno. Un pacchetto, quest’ultimo, presentato lo scorso febbraio. All’interno anche 3 milioni di euro per il “sostegno alla vita” e altri fondi per la “lotta all’abbandono scolastico”. Segno che, spesso, sotto il titolo “anticrisi” finisce molto altro.
IL LAVORO E LA FORMAZIONE
È l’assessore regionale al Lavoro Gianni Rossoni a spiegare la misura più innovativa: “Per il 2009 e per il 2010 abbiamo destinato 112 milioni di euro per la “dote lavoro” a chi è stato veramente colpito. Parlo di 29mila persone senza tutele come i cococo che hanno ricevuto un contributo totale di 6mila euro: 3 mila in reddito e 3mila per la formazione”. Anche la Provincia ha concentrato le forze nel campo dell’occupazione e della formazione. L’iniziativa più rilevante, nata anche da un accordo con 15 organizzazioni sindacali e datori di lavoro – dalla Cgil fino ad Assolombarda -, è lo stanziamento di 6 milioni di euro con l’obiettivo di sostenere oltre mille lavoratori. “Abbiamo deciso di puntare – spiega l’assessore Paolo Del Nero – su chi era meno tutelato: gli over 50, le madri o i padri soli con un figlio a carico, i disabili”. In questo caso i contributi sono destinati alle aziende che assumono. Un milione e mezzo di euro, invece, è andato a realtà produttive in crisi come la Innse. Nel pacchetto imprese del Comune, invece, entrano un po’ tutte le politiche del settore. Persino i 2 milioni e mezzo previsti in cinque zone per i commercianti che installano saracinesche antigraffiti o antivandali. Misura anticrisi? Il provvedimento più rilevante nel 2010: un protocollo con la Banca Popolare per agevolare, attraverso un plafond di 100 milioni, l’accesso al credito delle piccole e medie imprese.
Fonte: http://milano.repubblica.it