Il governo conferma la stretta sulle pensioni di invalidità nell’ambito della manovra per la correzione dei conti pubblici 2011-2012, e assicura che non saranno tagliati i salari dei dipendenti del settore pubblico. «Non siamo a questo punto, non siamo la Grecia. Non ci sarà assolutamente alcun taglio agli stipendi dei dipendenti della pubblica amministrazione » ha detto ieri il ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta. Il che non vuol dire che gli stipendi del pubblico impiego saranno aumentati: il congelamento dei contratti, scaduti nel 2009, resta una delle principali opzioni sul tavolo del governo. Tanto più che i soldi per il rinnovo del contratto nel bilancio del prossimo biennio non ci sono: bisognerebbe trovarli aumentando l’importo della manovra, stabilito in 12,8 miliardi per l’anno prossimo e in e 13,9 per il 2012. É praticamente certa, invece, la sforbiciata sulle pensioni di invalidità.
«Ci sono decine di migliaia di false, finte o non dovute pensioni di questo tipo: è necessario dare una stretta, con molta attenzione ai criteri di assegnazione e con controlli ben precisi » ha detto Brunetta. Del resto, la spesa per gli assegni di invalidità, corrisposti alla bellezza di 2,7 milioni di cittadini (quattro volte di più che in Francia e Germania) è letteralmente esplosa negli ultimi anni, arrivando ad oltre 16 miliardi di euro, un punto di prodotto interno lordo. Negli ultimi cinque anni, ha detto il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, pochi giorni fa in Parlamento, la crescita è stata del 36,4%. Colpa, a suo dire, del federalismo incompleto: dal 2001 la competenza sulla concessione e gli accertamenti dei requisiti è passata alle Regioni, ma a pagare è rimasto lo Stato. L’anno scorso il governo ha messo la prima toppa: le domande oggi vanno presentate all’Inps e non più alle Asl, le cui Commissioni mediche sono state integrate dai medici dell’istituto, che oggi può fare le verifiche. E i risultati si sono visti. L’anno scorso l’Inps ha scovato una marea di falsi invalidi, revocando il 17% delle 200 mila pensioni verificate (con punte del 29% in Basilicata e del 25% in Campania).
Quest’anno sono già state revocate o ridotte 18.840 pensioni, e le domande per quelle nuove sono crollate: meno 58% nei primi due mesi, da 350 a 150 mila. Allo studio, oltre a controlli ancor più incisivi, c’è anche l’ipotesi di commisurare al reddito l’assegno di accompagnamento, che oggi viene percepito a prescindere. Anche sul fronte della lotta all’evasione si affilano le armi e l’Agenzia delle Entrate oggi tirerà fuori il nuovo redditometro con i nuovi criteri per gli accertamenti sintetici. Per recuperare soldi si lavora anche sui tagli di spesa. Nel mirino c’è la spesa corrente (oltre 300 miliardi di euro nel 2011), ma anche quella per gli investimenti, inclusa quella destinata alle grandi opere.
Fonte: http://www.corriere.it