E’ stata identificata all’ Istituto Besta di Milano una forma mutata di beta-proteina in grado di bloccare, in vitro, la produzione delle placche amiloidi alla base della Malattia di Alzheimer. La scoperta, che dovrà essere verificata sugli animali prima ancora che sull’uomo, è stata oggetto di uno studio pubblicato oggi su Science, eseguito in collaborazione con il ‘Mario Negri’, l’ Università di Milano e il Nathan Kline Institute di Orangeburg (New York).
L’Alzheimer, più comune forma di demenza tutt’oggi inguaribile, in Italia interessa 450 mila persone (6 milioni in Europa) ma la cifra è destinata a raddoppiare entro il 2050 a causa dell’atteso aumento del numero di anziani, che ne sono i più colpiti. La malattia è causata dall’accumulo nel cervello di un frammento proteico chiamato ‘beta-proteina’ che si aggrega generando depositi insolubili: le placche amiloidi. “La ricerca – spiega Fabrizio Tagliavini, direttore del Dipartimento di malattie Neurodegenerative dell’Istituto Besta – ha identificato una forma mutata di beta-proteina la quale ha un comportamento sorprendente: si lega alla beta-proteina normale e blocca la formazione di amiloide e di conseguenza lo sviluppo dell’Alzheimer”. “Questa proprietà – afferma Mario Salmona, direttore del Dipartimento di Biochimica Molecolare e Farmacologia Molecolare dell’ Istituto Mario Negri – apre una nuova prospettiva terapeutica sia per le forme genetiche che per quelle sporadiche di Alzheimer, basata sull’uso di frammenti proteici contenenti questa mutazione”. I ricercatori del Besta e del Mario Negri stanno già lavorando allo sviluppo di queste molecole e alla valutazione della loro efficacia in modelli animali di Alzheimer. In particolare il gruppo di Salmona, dopo aver riprodotto in laboratorio la proteina mutata, sta mettendo a punto un C.Elegans (verme nematode) transgenico, che rappresenta un modello rapido per le prime verifiche. Ma poi sarà necessario sperimentare su un mammifero.
Fonte: www.ansa.it