I ricercatori della Johns Hopkins University hanno pubblicato i risultati di una indagine che dimostra l’efficacia di un cocktail di vitamine E e C nel limitare l’insorgenza della demenza. Gli effetti della cura sono stati sperimentati su 4740 ultasessantacinquenni, di cui 304 mostravano già i segni della malattia. Il 17% di essi ha usato supplementi vitaminici E e C mentre il 20% generici multivitaminici senza particolari dosaggi di vitamine E o C.
Si è visto che tra chi aveva assunto regolarmente vitamine E e C le probabilità di incorrere nella demenza diminuivano del 78% rispetto a chi aveva assunto semplici multavitaminici. Secondo gli scienziati, l’efficacia di tale combinazione, poggia sulla capacità che le sostanze antiossidanti hanno di impedire l’azione dei radicali liberi e quindi limitare i danni che questi provocano alle cellule cerebrali.
Una novità arriva dalla Pittsburgh School of Medicine, gli scienziati in collaborazione con i ricercatori dell’Università svedese di Uppsala, hanno identificato una sostanza che, comportandosi come un’etichetta microscopica, legandosi a strutture chiave del cervello malato, aiuterà a fare una diagnosi precoce e in futuro forse anche a guidare nuovi medicinali direttamente al centro del problema.
Prima le placche potevano essere viste solo dopo la morte del paziente, con l’autopsia, spiega William Klunk che è uno dei suoi inventori. Ora, solo con PIB e la Pet, si potranno avvistare, localizzare e quantificare anche in persone che non hanno ancora i sintomi ma che si ammaleranno.
In che modo? L’etichetta si lega all’interno dei neuroni alle placche molecolari responsabili della malattia, mettendole in evidenza quando gli scienziati osservano il cervello con la tomografia ad emissione di positroni (Pet) con un radiotracciante in grado di marcare in vivo la presenza di placche amiloidi, ciò potrebbe essere di grande aiuto per la diagnosi precoce della malattia di Alzheimer e la messa a punto di farmaci attivi sul metabolismo della beta-amiloide.