Saturday, November 23, 2024

Superare le complicazioni etiche sull’utilizzo delle cellule staminali embrionali è possibile: con le staminali rinvenute nel liquido amniotico grazie alla ricerca di Paolo de Coppi, di stanza presso l’Università  di Padova e attualmente in Inghilterra, e di Anthony Atala, della Wake Forest University statunitense.
I due scienziati hanno individuato nel liquido amniotico delle vere e proprie cellule staminali, capaci, cioè, di riprodursi e differenziarsi in cellule di diverse parti dell’organismo come fegato, cuore, ossa, muscoli, nervi. Queste cellule avrebbero, quindi, le stesse enormi potenzialità  delle staminali embrionali ma permetterebbero di superare le annose complicanze etiche relative all’utilizzo di embrioni per la ricerca scientifica.

Come spiegato sulla rivista Nature Biotechnology, che ha pubblicato le conclusioni dei due studiosi, le staminali derivate dal liquido amniotico si possono prelevare facilmente con l’amniocentesi e si moltiplicano nell’arco di trentasei ore, differenziandosi in diversi tipi di cellule la cui funzionalità  è già  stata testata in laboratorio e su modelli animali.

La scoperta giunge dopo ben sette anni di ricerche che hanno avuto inizio con l’analisi del liquido amniotico prelevato da donne incinte: i ricercatori sapevano che in questo liquido viene conservata una gran quantità  di cellule progenitrici, ma solo dopo ulteriori analisi hanno scoperto che l’1% di queste cellule era davvero staminale. A questo punto, gli scienziati hanno fatto riprodurre le staminali in vitro e, dopo averle fatte differenziare in cellule nervose, hanno osservato che erano in grado di curare danni cerebrali in topi malati. Nell’arco dei sette anni di ricerche in laboratorio, inoltre, queste cellule si sono moltiplicate e differenziate anche in cellule epatiche, ematiche, ossee e muscolari.

Articolo tratto da www.paginemediche.it