Saturday, November 23, 2024

La fotografia del Diabete in Italia in cifre. E’ questo il primo risultato del III Convegno Nazionale Centro Studi dell’Associazione Medici Diabetologi di Ancona. Un’elaborazione costruita mettendo a confronto i dati raccolti negli ultimi due anni dai medici diabetologi nel documento Annali AMD 2006 e i più recenti dati Istat datati 31 dicembre 2005 sulla popolazione Italiana.

Documento Annali AMD 2006 che attraverso il lavoro di 86 centri specializzati distribuiti su tutto il territorio nazionale ha identificato la prevalenza media del diabete in Italia nel 4.5 per cento. Ma che ha anche raccolto una enorme mole di informazioni su circa 120 mila soggetti diabetici con una media di pazienti inclusi per regione variabile dal 5 al 10 per cento e punte di oltre il 30 per cento nelle Marche.

La una fotografia della situazione del diabete in Italia non per noi l’obiettivo primario – dichiara il professor Umberto Valentini, attuale presidente AMD e Primario dell’Unità  Operativa Diabetologia dell’Azienda Ospedaliera Spedali Civili di Brescia – ma un mero strumento dalle enormi potenzialità  previsionali in grado di diventare un’occasione per cambiare e migliorare il livello dell’assistenza facendo riferimento agli obiettivi ideali di cura. Questo studio non solo permette di identificare a livello macro le aree da migliorare, ma anche ad ogni centro, che ha partecipato alla raccolta dati, di confrontare la propria realtà  con la media nazionale. Quindi il singolo diabetologo della struttura territoriale può identificare e correggere il suo approccio in base a nuovi e sempre più aggiornati standard di cura.

Ma ecco in grande sintesi la realtà  per quanto riguarda la presenza del diabete:

Nel complesso in Italia si registra la presenza di circa 2 milioni e 643 mila persone affette da diabete.

Diabete Tipo I, Tipo II

I pazienti affetti dal diabete di tipo I, malattia autoimmune dovuta, cioè, alla distruzione delle beta cellule del pancreas ad opere di cellule del sistema immunitario (linfociti T) attivate, sono in Italia il 5.7 per cento della popolazione. In cifre circa 150 mila individui.

Il diabete mellito di tipo II, caratterizzato da un duplice difetto che è responsabile dell’aumento della glicemia nel sangue: da una parte l’insulino-resistenza, dall’altra il deficit di secrezione di insulina è senza dubbio quello più comune in Italia con una percentuale di presenza del 92.2 sulla popolazione. In cifre circa 2 milioni e 437 mila persone.

Più uomini che donne

Sono più gli uomini (53.1 per cento della popolazione italiana) con 1 milione e 403 mila unità  i soggetti colpiti dal diabete, contro le donne (46.9 per cento) 1 milione e 239 mila. Questa disparità  si spiega secondo gli esperti per una questione legata alla composizione ormonale. Negli uomini la presenza di ormoni maschili favorisce infatti la formazione di adipe addominale direttamente collegata all’insorgenza del diabete, mentre l’obesità  tipica femminile è sul giro vita.

I dati ripartiti per fasce d’età  sulla popolazione italiana Istat 2005

Per quanto riguarda le fasce d’età , i dati confermano quanto sostengono gli esperti, e cioè che il diabete è collegato all’aumento dell’età  ed aumenta in modo lineare fino alla settima decade di vita. Età  in cui fisiologicamente la malattia imbocca una curva decrescente.

Da 0 a 5 anni 0.02 per cento, circa 500 persone

Da 5 a 15 anni 0.05 per cento, circa 1300 persone

Da 15 a 25 anni 0.74 per cento, circa 19500 persone

Da 25 a 35 anni 2.37 per cento, circa 62600 persone

Da 35 a 45 anni 4.58 per cento, circa 121000 persone

Da 45 a 55 anni 11.15 per cento, circa 294000 persone

Da 55 a 65 anni 25.47 per cento, circa 673000 persone

Da 65 a 75 anni 33.35 per cento, circa 881000 persone

Oltre i 75 anni 22.26 per cento, circa 588000 persone

Infine un dato aggregato che gli esperti vogliono sottolineare è la presenza allarmante, a livello nazionale, di oltre 200 mila soggetti colpiti nella fascia d’età  compresa tra i 25 ed i 45 anni. Un’età  cruciale per la costruzione di un rapporto con la malattia ed in cui la convivenza con essa è particolarmente difficile.

Fonte: Ufficio Stampa Aristea – Andrea Comaschi