Questo il dato indicato un rapporto presentato nei giorni scorsi dal commissario Ue per gli Affari economici e monetari, Joaquin Almunia, il quale sottolinea che i conti pubblici italiani pur essendo tra quelli meno soggetti in Europa ai pericoli dell’invecchiamento, potrebbero nel medio termine essere “a rischio” senza ulteriori riforme. Secondo i dati della Commissione Ue, le pensioni in Italia perderanno da qui a metà secolo circa un terzo del loro valore (-31 per cento) in rapporto alle retribuzioni. In sostanza, a causa delle prolungate aspettative di vita, del calo della natalità e del graduale pensionamento della generazione dei “baby boom”, l’incremento medio delle pensioni sarà inferiore a quello previsto per le paghe e per il Pil in generale. I pensionati dunque saranno sempre più poveri e questo potrebbe mettere sotto pressione le attuali riforme pensionistiche.
Secondo la Commissione, uno dei metodi per far fronte a questo potenziale pericolo è di aumentare l’occupazione dei meno giovani che attualmente in Italia è al 29 per cento, a fronte di una media Ue del 40 per cento. Bruxelles stima comunque che con le attuali riforme il tasso di occupazione degli anziani in Italia dovrebbe aumentare, anche se in modo che potrebbe non essere sufficiente per garantire un aumento delle pensioni in linea con quello delle retribuzioni e del Pil. L’Italia è considerata tra i paesi con i conti a medio rischio a causa degli effetti delll’invecchiamento. Nella stessa posizione si trovano le altre grandi economie europee (Germania, Francia, Gran Bretagna e Spagna). A serio rischio sono invece Repubblica Ceca, Cipro, Grecia, Ungheria, Portogallo e Slovenia.
Fonte: http://www.la7.it