La depressione sta diventando un’emergenza mondiale, e i dati italiani sembrano confermarlo: ne soffre un milione e mezzo di persone, molti anziani, ma soprattutto le donne, che rappresentano i due terzi dei malati. Non solo: un depresso su due rischia una ricaduta nel giro di pochi anni. Di sintomi, cause, conseguenze del ‘male oscuro’ discutono in questi giorni gli esperti, riuniti a Toronto per l’American Psychiatric Association. Di fronte a queste cifre, tutti concordano: occorre cambiare le regole della cura. Anche perche’, secondo l’Organizzazione mondiale della sanita’, entro il 2020 la depressione sara’ la patologia più diffusa dopo le malattie cardiovascolari. Tanto per cominciare, dicono gli psichiatri, la depressione va diagnosticata e affrontata precocemente con terapie adeguate prima che diventi cronica. “Una cura non appropriata – afferma Massimo Di Giannantonio, dell’Università di Chieti – rischia di fare solo una ‘sciacquatura’ dei sintomi. Al contrario, una corretta terapia è l’unico modo per evitare pericolose ricadute”. Che si verificano, per la metà dei casi, entro quattro anni dal primo attacco: a quel punto il pericolo è che la malattia si cronicizzi. Come riconoscere il ‘male oscuro’? Ecco alcuni segnali: apatia o ridotta volontà , una diminuzione della capacità di fare o prendere decisioni, defaillance cognitive a livello di memoria o di attenzione. Ma anche sintomi più evidenti, come inappetenza, insonnia, o dolore senza alcuna spiegazione fisica. I soggetti più a rischio sono le donne, “per le loro caratteristiche fisiche, in particolare per la presenza di ormoni come gli estrogeni”, dice Claudio Mencacci, del dipartimento di Psichiatria del Fatebenefratelli di Milano.
Le probabilità di soffrire di depressione aumentano proprio in età fertile, ma la forma più subdola in cui si manifesta la malattia e’ la depressione post parto, spesso non riconosciuta, che colpisce con più facilità le donne che in genere soffrono seri dolori premestruali o di tiroide. Quanto alle cure, si ricorre sempre di più ai farmaci, soprattutto per combattere la cronicizzazione della malattia. Buone possibilità di successo vengono dall’ultimo ritrovato medicinale, la venlafaxina, che ridurrebbe fino al 92% il rischio di ricadute. Un farmaco testato su 1000 volontari: agisce sui neurotrasmettitori coinvolti nell’umore, come la serotonina e la noradrenalina, e secondo gli esperti, consente ai depressi di tornare a una vita perfettamente normale.
Fonte: www.tuoquotidiano.it