Qualcuno la chiama anche la “sindrome da ping pong” o da flipper. E’ nuova, colpisce pesantemente in corsia: il 26,6 per cento dei ricoveri nelle medicine interne e’ un ricovero ripetuto entro 30 giorni dalla dimissione. Si va da una sola riospedalizzazione a due-tre in un mese. Corsi e ricorsi sanitari. E’ il piu’ sorprendente risultato che emerge dal Rapporto 2006 “L’Italia dice 33″, presentato a Roma alla vigilia del Congresso della FADOI. La “sindrome di Vico” colpisce soprattutto anziani con scompenso cardiaco, cirrosiepatica, insufficienza respiratoria: finiscono in ospedale, vengono curati, sono dimessi, tornano a casa ma spesso trovano scarsa assistenza e solitudine. E cosàì le condizioni si aggravano e tornano in ospedale. Un ricovero dietro
l’altro. Ma il Rapporto conferma anche un’Italia sempre piu’ affollata di pazienti anziani con piu’ patologie, per di piu’ critici, e colpita dalle malattie del benessere.
La complessita’ di questi pazienti, che possiamo definire ”ping pong”, richiede un’assistenza continua anche dopo la dimissione, al domicilio o in case di riposo. Inoltre il fattore eta’, lo scarso coordinamento nell’assistenza fra ospedale e territorio, la carenza di servizi territoriali,
finiscono per creare le condizioni di un rapido deterioramento delle condizioni cliniche che esitano spesso in una riospedalizzazione. Questo fenomeno e’ aggravato dalla necessita’ di una dimissione dall’ospedale sempre piu’ precoce, prima di una adeguata stabilizzazione clinica: cio’ e’ determinato a sua volta dalla necessita’ di avere posti letto liberi per altri ricoveri.
Articolo tratto da Asca