Ricercatori statunitensi hanno individuato forse un meccaniso -chiave responsabile della perdita di memoria che si verifica nella malattia di Alzheimer. Si tratta dell’azione di una proteina solubile probabilmente responsabile dei primi disturbi della malattia, che precedono di qualche mese la comparsa dei sintomi che servono a porre diagnosi della stessa. La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature, è stata condotta da scienziati della Johns Hopkins University, di Baltimora e della University of Minnesota Medical School.
LO STUDIO – «I ricercatori americani hanno usato per i loro esperimenti particolari topi che producono un tipo di amiloide» precisa l’esperto.
«Questo topo normalmente vive 18-24 mesi, e a partire dai sei mesi comincia a presentare disturbi della memoria, verificabili con appositi test. Infine a partire dai 15 mesi si ammalano di demenza. E proprio intorno ai 15 mesi si formano nel suo cervello placche beta-amiloidi.
«Gli scienziati Usa hanno preso una forma solubile di uno dei tipi di amiloide che si formano in questi topi e l’hanno iniettata in ratti giovani e sani, osservano che questi, in breve tempo, sviluppavano a loro volta disturbi della memoria transitori, che comparivano dopo una decina di giorni»
CHE COSA SIGNIFICA – «L’osservazione è importante per diversi motivi» precisa lo specialista. «Il primo è che dimostra che è possibile avere disturbi della memoria anche senza perdita neuronale e anche se non c’è placca di amiloide nel cervello. Il secondo motivo è che, se è vero che questa proteina produce disturbi transitori, è probabile, anche se non ancora dimostrato, che agisca come neuromediatore “tossico”. Non solo, visto che probabilmente esprime la sua azione sull’ippocampo, cioè la parte più antica, meno evoluta del cervello, e quindi più simile tra topi, ratti e uomini, è anche probabile che i risultati dell’esperimento siano abbastanza verosimilmente indicativi anche di ciò che accade nell’uomo. Terzo motivo per cui lo studio è rilevante è che molte forme di Alzheimer sono precedute, diversi mesi prima della comparsa di altri sintomi, da brevi perdite di memoria transitorie, che, a questo punto, si potrebbe pensare siano provocate da questa proteina solubile (anche se solo nel 50% dei casi questi episodi si trasformano poi davvero in demenza)».
Articolo tratto da Corriere.it