L’Italia si aggiudica la Champions League del cuore. Eliminati al primo turno i Paesi dell’Est. A contendere questa ambita coppa dei campioni sono la Spagna e la Grecia. E se l’Italia è riuscito a conquistare questo trofeo lo deve molto alle regioni del Sud – anche se qualcuna, come la Campania, dà segnali di frenata – che si rivelano quelle più protette dal punto di vista cardiovascolare. Tutto merito – dice il professor Gaetano Crepaldi, presidente della Società europea di prevenzione cardiovascolare, che a Napoli tiene la sua prima Conferenza – dell’alimentazione. D’accordo che stanno cambiando le abitudini e che il fast food sta facendosi strada ma alla base c’è sempre la dieta mediterranea. E si sa che il cuore, mettendosi a tavola, sceglie un menù mediterraneo. Un piatto di pasta, tante verdure, tanta frutta, pesce (purtroppo c’è palla al piede del prezzo), olio d’oliva, pane di quello fragrante con un buon bicchiere di vino: ecco cosa c’è scritto sul menù del cuore. La studiosa greca Atonia Trichopoulou, in una relazione, mette in risalto che la dieta mediterranea agisce in modo estremamente positivo sull’apparato cardiovascolare.
àˆ questa un dimostrazione scientifica di quanto in passato si sosteneva basandosi solo sull’esperienza clinica. Il cuore degli europei comincia a battere, ascoltando gli esperti che si sono dati appuntamento all’Excelsior di Napoli, con più regolarità : merito delle campagne di prevenzione che hanno sensibilmente ridotto la mortalità per l’infarto. Il problema – aggiunge Crepaldi che è stato il promotore dell”Europa del cuore’ – è che i Paesi dell’Est sono rimasti molto indietro: per loro la parola prevenzione esiste solo sul vocabolario. Per dare un’idea del divario basti dire che mentre in Europa occidentale muoiono 150 uomini ogni diecimila abitanti per malattie cardiovascolari, gli indici più bassi in Italia (40,2 ogni diecimila) e in Spagna, nell’Europa dell’Est l’indice arriva fino a di 350. La situazione peggiore, fra i Paesi dell’Est si registra nella Repubblica Ceca, quella relativamente migliore in Polonia. Per quanto riguarda le donne in Europa occidentale ne muoiono quaranta ogni diecimila (in Italia 27,0), nei Paesi dell’Est la mortalità fra le donne è di centotrenta sempre ogni diecimila abitanti. Queste cifre dimostrano il primato italiano. L’obiettivo principale adesso è mettere in piedi programmi di informazione per i medici e di educazione per la popolazione dell’Est, nel tentativo di introdurre modelli di vita occidentali.
Gli esperti riuniti a Napoli sottolineano il grande divario fra l’Europa occidentale ed orientale ma non dimenticano che anche in occidente non tutto va per il verso giusto. Sono i giovani che preoccupano: si stanno rivelando attenti ascoltatori delle sirene che diffondono messaggi di stili di vita errati. Da Napoli parte l”Europa del cuore’, questo vuol dire – sono parole di Crepaldi – che adesso, questa è la grande novità , il cuore in Europa non ha più confini. E soprattutto il cuore parla un’unica lingua. Per dare un’immagine, abbiamo costruito l’Euro anche nel campo delle malattie cardiovascolari. Un Euro chiamato prevenzione. E’ moneta sonante, speriamo che l’impegno dei governi e quello della ricerca sia sempre alto, altrimenti c’è il rischio della svalutazione. Molto interessante la relazione del tedesco Gert Assmann che ha aperto i lavori alla luce delle sue ricerche, le più avanzate, sui fattori di rischio cardiovascolare. Il modello spagnolo della prevenzione primaria cardiovascolare è stato illustrato da chi questo modello ha attuato in Spagna, il professore Arturo Fernandez Cruz, figlio del famoso studioso che ha aperto la strada alle ricerche nel campo della prevenzione cardiovascolare. I lavori della conferenza si concludono nella giornata di domenica con relazioni incentrate soprattutto sulla prevenzione del diabete. Le nuove prospettive davanti a questa malattia vengono illustrate in un dibattito moderato dai professori Gaetano Crepaldi e Marco Comaschi.
Fonte: Andrea Comaschi, ufficio stampa Aristea