La fotografia di un’Italia a volte troppo frammentata è emersa dal Rapporto Osservasalute 2005, presentato al policlinico Gemelli di Roma, che ha analizzato da un lato la salute e i bisogni della popolazione, dall’altro i sistemi sanitari regionali nonchà© la qualità dei servizi. Il “check up” nazionale del Rapporto giunto alla terza edizione mostra in positivo che vi è stato dagli anni novanta a oggi un dimezzamento, quasi, delle morti nel primo anno di vita (nel 2002 4,1 decessi ogni 1000 nati vivi contro 8 decessi nel triennio 1990-92).
Su molti aspetti della salute degli italiani e di quella del servizio sanitario nazionale si fa più profondo il divario tra le Regioni e non sempre il Nord è migliore del Sud; divario che può portare, se non colmato, a crescenti problemi nella qualità dell’assistenza e può tradursi in differenti tassi di mortalità per varie malattie, a scapito soprattutto degli abitanti di alcune regioni.
I due grandi killer nazionali restano malattie cardiovascolari e tumori, questi ultimi cavalcando l’onda di un altro divario tra Regioni: l’efficienza della prevenzione, un fronte strategico contro la mortalità per cancro. Infatti se la Basilicata è nel Sud in assoluto all’avanguardia in quanto a screening dei tumori – ha spiegato Pietro Folino Gallo, segretario scientifico dell’Osservatorio – raggiungendo il 100% delle donne nella fascia di età 50-69 anni nel suo programma regionale di screening per il tumore della mammella, attualmente invece solo la metà delle donne italiane è inserita in un programma di screening mammografico organizzato, nonostante i Livelli Essenziali di Assistenza dispongano che in ogni Regione la quasi totalità delle donne nella fascia di età 50-69 sia inserita in un programma di screening. Questo è uno dei motivi principali per cui oggi la mortalità per cancro è in costante aumento in Italia, ha rilevato Walter Ricciardi, direttore dell’Istituto di Igiene dell’Università Cattolica e direttore dell’Osservatorio.
Articolo tratto da Help consumatori