Per quanto riguarda l’ ictus cerebrale, ad esempio, accanto a terapie fibrinolitiche in grado di sciogliere il trombo che occlude il vaso arterioso, se utilizzate correttamente nelle prime ore dall’evento, deve corrispondere l’attivazione di appositi centri ictus distribuiti in maniera capillare sul territorio nazionale, ove operi personale specializzato con specifiche competenze.
Per la malattia di Parkinson ci aspettiamo, nei casi refrattari alla terapia medica, un incremento dell’attività neurochirurgica di stimolazione cerebrale profonda, che ha fornito nel corso degli ultimi anni risultati cosàì incoraggianti e un miglior utilizzo dei farmaci dopamino-agonisti nelle fasi iniziali della malattia.
Nella malattia di Alzheimer, ove sono cruciali l’assistenza territoriale e domiciliare, ci aspettiamo la possibilità di potere visualizzare in vivo, tramite la PET, le alterazioni specifiche della malattia e quindi di diagnosi molto precoci.
Articolo tratto da Repubblica Salute